Opusc.Afghanistan

(PDF OPUSCOLO)

AFGHANISTAN

TEATRO DELLA RIPARTIZIONE IMPERIALISTICA DEL MONDO E DI ATROCITA’ INFINITE

Il ritiro delle ultime truppe americane e Nato, tra cui quelle italiane, dopo venti anni di occupazione dell’Afghanistan, è il risultato dell’accordo di Doha (Qatar), sottoscritto il 29 febbraio 2020 dall’allora segretario di stato Pompeo con il mullah Baradar, quale rappresentante dell’”Emirato Islamico dell’Afghanistan”, lo Stato dei Talebani rovesciato nel 2001 dall’intervento USA nel paese, e delle trattative seguite per 18 mesi sotto la presidenza Trump e Biden e tuttora in corso per l’attuazione di quegli accordi.

Gli USA sono giunti a questo accordo per due essenziali ragioni: la riorganizzazione della loro presenza politica e militare in Asia, imposta dal sempre più aspro confronto in atto con la Cina; l’impossibilità di continuare a dominare l’Afghanistan, paese devastato da oltre 40 anni di occupazioni militari straniere e di guerra civile, utilizzando il corrotto governo “democratico” dei loro manutengoli, i presidenti Karzai e Ghani e i vari signori della guerra. Per queste ragioni, gli imperialisti americani hanno ripreso a trattare con i Talebani, che già negli anni ’90 del secolo scorso – in combutta con Pakistan e Arabia Saudita - avevano armato e portato al potere nel 1996, prima di scalzarli nel 2001 occupando il paese, come si potrà leggere nell’opuscolo che qui riprendiamo, pubblicato il 24/2/2010.

Certo, il ritiro delle forze statunitensi, britanniche, italiane, francesi e della NATO - dopo vent’anni di occupazione, che hanno portato più morti, centinaia di migliaia, più profughi, più devastazione e miseria ai diseredati, alle donne e ai proletari afghani che durante la decennale occupazione russa dal 1979 al 1988 - non può che farci piacere ed è senz’altro il risultato dell’indomabile resistenza di questo popolo.

Ma non bisogna prendere lucciole per lanterne e credere che l’imperialismo USA e i suoi concorrenti europei rinuncino alla loro influenza e a futuri interventi nello sfortunato paese: l’accordo di Doha, infatti, riporta al potere i Talebani come unica forza ritenuta capace di controllare i braccianti senza terra e l’enorme proletariato concentrato nelle città, le donne e i giovani afghani con un apparato religioso-militare iper-reazionario rafforzato dagli accordi con i vari signori della guerra e i militari e burocrati del disfatto governo Ghani, che hanno consegnato le loro province e città senza combattere o sono fuggiti disordinatamente; ma li riporta in cambio di ferree garanzie dettate dagli USA ai mullah, in materia di politica estera (nei rapporti con Iran, Cina, Pakistan e Russia) e di futuri investimenti per lo sfruttamento delle grandi ricchezze del paese.

E’ dubbio che i Talebani, che già fallirono in questi compiti nel 1996-2001, possano riuscirvi ora, in una situazione molto più grave, sia sul terreno della guerra civile interna sia sul terreno dei conflitti internazionali.

La storia dell’Afghanistan e degli interventi stranieri nel paese, che viene ripercorsa nell’opuscolo, serve a chiarire i termini della questione e a dare gli strumenti per fare – qui “in casa nostra” – la guerra a chi ha portato e porterà ancora guerra in Afghanistan e in tutto il Mediterraneo, l’imperialismo italiano e i suoi compari americani, europei, russi etc.

25 agosto 2021